Ristorante Iacobucci
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 70 / 110,00 euro cad.
Specialità consigliate
E’ possibile trovare a Bologna una cucina emiliana ma con contaminazioni Napoletane?
Si, e in una gran location, a Villa Zarri, dallo chef stellato Agostino Iacobucci.
Dopo un primo incontro a Novembre 2019, ad Agosto 2020 sono tornato per salutare lo Chef Agostino Iacobucci, e provare il nuovo menù. Una cucina più vegetale, fondata sull’abbinamento di frutta e verdura con carne e pesce. Prodotti freschi e a km0, talmente zero che provengono dall’orto confinante con il ristorante!
Rispetto al menù precedente, appena inforcato il primo boccone, è stato subito evidente un balzo in avanti dello chef, nel senso che ha affiancato alla rotondità del gusto, (sempre apprezzata) contrasti più spinti e decisi, giocando maggiormente su acidità e l’amaro delle verdure. Una cucina dalla freschezza disarmante. Gioia per il palato e per la vista, con portate colorate, da sembrare quadri appena dipinti.
Dopo la parentesi che lo ha visto conquistare la prima stella al Ristorante “I Portici“ nel centro di Bologna, dal 2019 Agostino riconferma la stella a Castel Maggiore, all’interno della bellissima Villa Zarri, rinomata azienda per la produzione di Brandy.
Una Villa del 1500 con altissimi soffitti affrescati e dalla grande eleganza, accolgono i clienti in un’unica sala, dai tavoli rotondi e ben distanziati. Attorno il parco secolare fa da cornice alla cucina dello chef, connubio tra l’Emilia e la Campania.
Arrivati, dopo un primo saluto veniamo subito coccolati con il fragrante pane e grissini, e lo stuzzichino di benvenuto, composto da 6 entrée: rivisitazione di melanzana alla parmigiana, ravanello marinato con maionese di ostrica, (o maionese di yuzu in alternativa), tacos con crema di avocado e tartare di tonno e l’altro con pesto di erbe, cono pasta fillo con topinambur, robiola, liquirizia, e infine macaron alla mortadella.
Iniziamo quindi la degustazione a mano libera, spaziando con portate dai menù “Campania“, “vegetariano“ ed “Emilia“, abbinando un ottimo vino bianco: Petit Chablis, Mosnier
Come antipasto arrivano subito due portate dalla veste puramente vegetale, fresche e vivaci. “Insalatina dell’orto con variazioni di carote, zucchine, pompelmo rosa, fagiolini, lamponi, vinaigrette allo scalogno” e “Sedano rapa, mandorle, uova di trota e olio al rosmarino”.
Entrambi semplici ma efficaci nella loro eleganza. Colorati e giocati sulle consistenze contrastanti, il prima più acido grazie alla vinaigrette, il secondo è una sorpresa inaspettata, dai sentori erbacei. I veli di sedano rapa celano una crema di mandorla che con la sua dolcezza riequilibra il piatto per poi riesplodere con un sapore acido-sapido dato dal caviale di trota che scoppietta sotto i denti come caramelline.
Continuiamo con altri due antipasti, uno di pesce e uno di carne: “Triglia, provola affumicata, garusoli, ‘ndujua e erbe di campo“ e “Quaglia, prugne, ibisco, quinoa“.
Mentre la triglia è una portata più raffinata dai sentori piccanti e giocata sulla cremosità della provola, la Quaglia è un mix di delicatezza carnosità, tra l’acidità dolce della prugna e l’aspetto affumicato dello scalogno. Ma anche qui emerge la parte golosa data dal fondo caramellato e dalla salsa al parmigiano. Ogni combinazione con gli elementi nel piatto è sempre in perfetta armonia.
Per staccare e ripulire il palato ecco poi una portata ancor più fresca, e tipicamente estiva, via di mezzo tra un antipasto e un dolce, composta da pomodori farciti di ricotta di bufala, con anguria, melone, gelato con pomodori verdi e arancia amara, su fondo di succo di cetrioli, mela verde e finocchio.
Arriva poi “lo schiaffo al palato“,
il piatto più rappresentativo dello chef Iacobucci (almeno per me). Una portata che mi ricordavo molto bene, per le emozioni suscitate, ed il rimando verso la cucina di casa, il calore delle domeniche in famiglia:
“Napoli incontra l’Emilia“. Il piatto più famoso dello Chef. Un riassunto della tradizione italiana, binomio tra l’Emilia con la sua pasta fresca e il fondo di Parmigiano, e la cucina mediterranea, il ragù napoletano, corposo e saporito racchiuso nei tortelli
Quindi quasi alla conclusione, passiamo al secondo,
con una portata a base di carne, con Fassona Piemontese, indivia all’aceto, salsa di rape rosse e bernese alla liquirizia. Anche qui prosegue l’idea di creare un piatto goloso, con la salsa bernese, ma con toni più forti, dati dall’indivia e le rape rosse.
Si finisce quindi con il pre dessert, (Gelato al caramello salato su crumble croccante) e il dessert finale, che è solitamente il babà alle tre lievitazioni, ma avendolo già assaggiato ci portano Cioccolato, gelato al rosmarino, olio evo e gelatina al caffè.
Come coccola finale non mancano le mini dolcezze, dove a mio avviso spicca sempre la fantastica “Sfogliatella con crema chantilly“tra gli altri Bon Bon: madalenine al mandarino, marshmallow al lampone, macaron al mango e gelèe agli agrumi.
La nostra visita quindi finisce con la consapevolezza di aver ancora una volta assaporato capolavori di uno chef che non delude. Agostino persona affabile, verace e dal grande cuore non mancherà di farvi visitare l’orto a cui tiene molto. Segnatevi questo posto per i prossimi viaggi verso Bologna!
Con lo Chef Agostino Iacobucci per i saluti finali