Spazio Milano – Niko Romito Formazione

Punteggio: 4 / 5
Prezzo (escluso bevande): 45 / 65,00 euro cad.

  • CHEF: Gaia Giordano

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Specialità consigliate

  • Baccalà e ceci Tonno, carciofi e maionese
  • Polpette di bollito, pomodoro, peperoncino e broccoli
  • Sauté di verdure di stagione, estratto di zucca e capperi
  • Burrata, acciughe, arancia e misticanza di campo
  • Linguine ‘Garofalo’ con acciughe, peperoncino e cime di rapa
  • Cappelletti di scampi, brodo di crostacei e dragoncello
  • Omaggio al ‘Reale’ Ziti al sugo leggero di tre carni
  • Tagliolini, carciofi, pecorino e rosmarino
  • Lenticchie, cazzarielli e nocciole
  • Seppia arrosto con estratto di seppia, verdure di stagione
  • Trota, cavolo bianco e senape
  • Capocollo e prugne al vino speziato
  • Agnello brasato, timo, maggiorana e cime di rapa
  • Vitello, panna acida e cardoncelli
  • Radicchio e mandorla
  • Cioccolato, limone e panna
  • Cremoso di mandorle, limone, basilico e frolla integrale
  • Frutto della passione, caramello, liquirizia e aceto balsamico
  • Meringa, agrumi e panna
  • Diplomatico, bitter ‘BBB’ DiBaldo

Metti una giornata a Milano, metti che sei nel quadrilatero della moda… metti che è quasi ora di pranzo, che fai non ti fermi a provare un ristorante?
Questo è quanto capitato a Milano recentemente, e dato che la scelta dove pranzare è tanta, ero fortemente indeciso su dove andare.

Stellato? Trattoria? Poi mi sono ricordato del laboratorio di formazione per giovani chef di Niko Romito e mi sono illuminato. Così la scelta è stata ovvia: andiamo a provare Spazio Milano il laboratorio di formazione dello chef Romito.

Questo locale si trova all’ultimo piano del Mercato di Milano, sopra la Galleria Vittorio Emanuele.
La vicinanza con il Duomo è talmente minima che dalle finestre del ristorante si vedono le guglie nei dettagli. Un particolare che sorprende e attribuisce a chi gusta i piatti una piacevole sensazione, come se storia architettura e cibo fossero un tutt’uno.

La cucina è a vista e la si scorge dalla scala d’ingresso appena si varca l’ultimo scalino. Oltrepassata la porta a vetri che divide il corridoio ci si trova subito in un locale suddiviso in 3 stanze, caratterizzato prevalentemente da arredamenti e rivestimenti in legno in contrapposizione con il soffitto dove il grigio antracite dei grossi tubi di areazione ne danno una connotazione più minimale e moderna. Zigzagando tra i vari tavoli arriviamo all’ultima stanza, quella che da su piazza del duomo. Qui salta subito all’occhio una pianta nel cuore della sala. Come a voler attribuire una connotazione più naturale e bucolica all’ambiente, in distacco al clima più metropolitano che proviene dall’esterno.

Il servizio è attento e lo si capisce da subito, ragazzi veloci, sempre presenti e ben preparati.

Veniamo al menù, le aspettative erano alte

Decidiamo di provare portate differenti per poi valutare nel complesso il tutto, si sa a volte ci sono piatti che spiccano altri meno, quindi bisogna cercare di avere un’idea globale.

Scegliamo 2 antipasti, 3 primi e 3 dolci. Gli antipasti, “Polpette di bollito su letto di pomodoro con peperoncino e broccoli” (questa volta sostituiti con delle cime di rapa) avevano un che di regale, una panatura perfetta e frittura impeccabile, non unta e soprattutto che non si ammorbidisce al contatto con il sugo.

La consistenza cremosa della carne ben contrasta con la panatura croccante, peccato per il peperoncino, era praticamente inesistente. “Tonno con carciofi e maionese” due tranci di tonno leggermente marinati, appena scottati con una maionese delicatissima che ha esaltato il sapore del tonno in tutta la sua freschezza, ben cucinati, ma un po’ privi di forza.

E’ indiscussa la qualità degli ingredienti, ma non c’è stata l’esplosione in bocca.

Veniamo ai primi: “Linguine Garofalo con acciughe, peperoncino e cima di rapa” linguine condite con crema di cime di rapa, filetto di acciuga e qualche cimetta per dare croccantezza, anche in questo caso il peperoncino non si sentiva; e “Tagliolini, carciofi, pecorino e rosmarino” risultano essere molto delicati, pasta perfetta di ottima lavorazione, in crema di carciofi dal sapore non predominante, lasciando così spazio al pecorino e al rosmarino, ma anche qui poco vigore.

Invece tra tutti spicca sicuramente “Cappelletti di scampi in brodo di crostacei e dragoncello”, un piatto che vale il viaggio e la prenotazione. Un brodo di crostacei delicatamente squisito, che richiama al mare in maniera lieve, mai eccessivo, sul quale si appoggiano dei cappelletti dal ripieno corposo e saporito.

Infine i dolci, alcuni più elaborati altri meno, ma ugualmente deliziosi. Ad esempio la “Diplomatica” qui è totalmente rivisitata, perfetta nelle consistenze e farcita con una crema burrosa.

Se invece volete provare un dolce, dai sapori non dolci… e credetemi non è solo un gioco di parole, dovete ordinate “Frutto della passione, caramello, liquirizia e aceto balsamico”. Si presenta come una tortina con una corona di panna e al centro il frutto della passione con sopra una bella cucchiaiata di granita di liquerizia (non è ghiaccio), dovete assaggiare i vari elementi assieme per far impazzire le vostre papille gustative, presi uno alla volta risultano anonimi.

Nel complesso un pranzo interessante, ma forse ancora acerbo in qualche piatto.

D’altronde questi ragazzi stanno lavorando per crescere e migliorarsi, per diventare i futuri chef dei grandi ristoranti. Un laboratorio di formazione che ha buone possibilità di stupire i suoi commensali.

Da provare.