Ristorante Il Salento in una Stanza

Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 30 / 60,00 euro cad.

  • CHEF: Roberto Cazzato
    IN CUCINA: Adriano Melita
    IN SALA: Corrado Amato

Specialità consigliate

  • Purè di fave e cicorie selvatiche
  • Cocule di melanzane, menta e crudo di pomodoro
  • Cialde di mais battuto di gambero rosso, burrata, salsa yogurt e finocchio
  • Ombrina affumicata, peperonata e lampascioni
  • Orecchiette di mandorle fatte a mano con ombrina, pizzaiola e salsa verde
  • Minchiareddi con ragù di cavallo e fonfuta di pecorino
  • Sagne incannulate con fagioli, cozze e guanciale di Martina Franca
  • Risotto Aquerello son sponsali, gambero rosso affumicato e croccante al lime
  • Bombette di capocollo di maiale, dieta, mandorle, cavoletti
  • Pescatrice alla Barbeque fatta in casa, cipolla fondente e melanzana al primitivo
  • Zuppa di pescato del giorno e cime di rapa
  • Filetto di maiale, verza, lampascioni e mele cotogne
  • Tagliata di polpo in pigiata, pestanache, mirtilli e maionese alle nocciole
  • Tajhedda di pesce bianco e gamberi di gallipoli
  • Mousse alla ricotta, caramello salato e olio evo
  • Sole del Sud: Spumone agli agrumi, cupeta di sesamo e fichi
  • Tiramisù di brownies con zafferano e lamponi
  • Pasticciato Leccese fai da te: crema pasticciera al limone e confetture artigianali
  • Semifreddo al latte di Mandorla e caffè Quarta

È possibile fare una cucina pugliese con rivisitazione gourmet ma legata alla tradizione e magari in maniera moderna?

Direi proprio di si. Sembrerà strano, ma stavolta sceso a Roma per una mini-vacanza, invece che imbattermi in trattorie tipiche o locali blasonati, mi sono buttato nella cucina Salentina. Volevo provare “Il Salento in una Stanza”, ristorante in zona Villa Borghese gestito dello chef Roberto Cazzato.

Come dice già il nome, si sviluppa in una stanza con circa 20 posti in tutto. L’atmosfera è gradevole, informale, con punte di colore dato da piatti e bicchieri colorati che staccano i toni più classici di una trattoria moderna. Il Bianco alle pareti fa da sfondo ai quadri appesi raffiguranti paesaggi salentini. Decorative sono le bottiglie esposte sulle mensole che aggiungono un clima ancor più conviviale al locale. Ci accomodiamo, lo spazio è limitato ma accogliente. Il servizio è giovane e solare, ben preparato. Consultiamo il menù e la scelta è subito fatta.

Mentre attendiamo l’arrivo delle prime portate, nell’attesa veniamo omaggiati con delle “pittule“, ovvero morbide pallottole di pasta lievitata poi fritte servite su crema di peperone giallo e rosso. Neanche il tempo di appoggiarle sul piatto che erano già finite in pancia! Buonissime. Così come il panbrioche alle olive nere portato in tavola.

Insomma, tutto parla di Puglia qui, dai piatti agli arredi.

Interrompiamo il nostro chiacchiericcio con l’arrivo degli antipasti: Cocule di melanzane, menta e crudo di pomodoro e Ombrina affumicata, peperonata e lampascioni. Le cocule, sono delle vere e proprie polpette di melanzane forse un po’ spente che riacquistano tono con l’acidità del pomodoro sul fondo. Nel complesso gustose. La tenera ombrina invece si presenta già come piatto di carattere, ben impiantata, dai colori vivaci, con toni agrodolci, e quel gioco di acidità non invasiva al gusto finale.

Passiamo poi ai primi,

e qui STANDING OVATION per le orecchiette, consigliatemi da Corrado, che gestisce la sala.

Le “Orecchiette di mandorle fatte a mano con ombrina, pizzaiola e salsa verde“, con il senno di poi diventa una scelta premiata. Chi mi accompagna invece decide per “Minchiareddi con ragù di cavallo e fonduta di pecorino“, piatto goloso, dove la fonduta di pecorino porta il palato ad un goal a porta vuota, ma non paragonabile al mio piatto. Ora premettendo che non sono un’esperto di orecchiette, a mio avviso qui sono veramente buone. Queste Orecchiette sono uno stimolo per la masticazione. Ti viene voglia di addentarle subito, perché sono grandi, compatte, morbide, ma al tatto con il palato ruvide. A forchettate emerge poi il contrasto tra l’acidità del pomodoro in polvere cosparso sopra e il letto di crema di prezzemolo dove è adagiata l’ombrina. Goduria pura.

Pienamente soddisfatto del mio piatto passiamo direttamente al dolce,  con qualche rammarico per i secondi, ma eravamo già quasi sazi.

Inoltre nell’attesa arriva anche un pre dessert, Cioccolato a 72% frolla e meringa al lime. Quindi decidiamo per 2 dessert, “Semifreddo al latte di mandorla e caffè Quarta“ e “Sole del Sud, ovvero “Spumone agli agrumi, cupeta di sesamo e fichi“. Entrambi buoni, forse con qualche punto in più per lo spumone agli agrumi che nonostante l’acidità nel complesso risulta delicato. Bello il contrasto del morbido dello spumone e della cupeta croccante con la parte amarognola a staccare sul dolce.

Ma ciò che lascia veramente colpiti è il terzo dessert (non previsto) che lo chef porta al tavolo per l’assaggio, una Mousse alla ricotta, caramello salato e olio evo. Combinazione spettacolare in un’altalena tra dolce e salato dove le punte sapide sono date dal caramello. Due consistenze, due contrasti continui, sopra morbida ricotta, sotto crumble. Infine l’olio a pulire. Ogni cucchiaiata è una combinazione differente di sapori.

Facciamo chiamare lo chef e con lui, Corrado e l’aiuto cuoco Adriano completiamo quell’atmosfera conviviale vissuta fin’ora concludendo la cena con discorsi sulla ristorazione, piatti e quant’altro. La cucina di Roberto è una cucina fondata sull’amore per la propria terra, le proprie origini. Una “Stanza“ ricca di quella poesia di sapori che ti fanno uscire con il sorriso, dove ritrovi la cucina dal gusto classico in chiave contemporanea, con piatti salentini rivisitati in maniera attuale che richiamano sempre a quella tradizione mediterranea che fa tanto casa.

“Il Salento in una Stanza“: Piccolo locale ma grande cuore.