Ristorante Il Cavallino
Punteggio: 5 / 5
Prezzo (escluso bevande): 40 / 65,00 euro cad.
Specialità consigliate
Guarda il Video mentre entriamo nel locale
Per un’appassionato è il paradiso.
Lo storico locale si trova di fronte l’ingresso dello stabilimento Ferrari, ed è stato fin dagli anni 40’ crocevia di piloti, clienti e amici, con il quale il grande fondatore Enzo Ferrari piaceva ritirarsi nella sala privata per discutere di contratti e guardare il gran premio di F1.
Ora ha riaperto dopo una ristrutturazione imponente che ha visto tra l’altro affidare al modenese 3 stelle Michelin Massimo Bottura la supervisione della cucina, guidata dal giovane Riccardo Forapani.
Entrati dal cancello rosso fuoco, e ammirato il giardino esterno, pochi passi e ci si ritrova immediatamente catapultati nella storia del Cavallino.
L’interno è un ambiente dalle linee pulite a tratti giocoso, dove pareti e sedute si alternano con i 2 colori storici, il rosso e il giallo. Il tutto sapientemente studiato per richiamare il design vintage anni 70, con sedute a parete e poltroncine tondeggianti in similpelle Giallo Ferrari, oppure un atmosfera più casalinga con sedute impagliate ma con struttura laccata Rosso Ferrari; denominatore comune le lampade a muro. I motori esposti, l’oggettistica varia, le fotografie storiche e i poster raffigurante gli annuari Ferrari contribuiscono a rendere il cliente partecipe del grande mondo della Rossa. Un modo per assaporare appieno la vita del cavallino, passando tra parte industriale e quella sportiva fatta di vittorie, piloti e ingegneria.
Elemento che salta all’occhio sono i disegni in bianco e nero raffiguranti i motori Ferrari che rivestono alcuni mobili in legno. Bellissimo il Cavallino ripreso in maniera pixellata sulle colonne all’ingresso, sulla carta da parati e nell’atrio del bagno. Pavimento in cotto e la boiserie delle pareti completa un clima dall’aspetto “cordial-chic“.
Nel complesso la struttura comprende un giardino nel cortile esterno, le sale da pranzo, il terrazzo, e una sala privata. Durante la nostra visita abbiamo avuto anche la fortuna di visitare la maestosa cucina e il laboratorio delle preparazioni con tecnologie di cottura all’avanguardia. La Sala è ben rodata, lo staff giovane, sorridente e dal piglio sveglio e professionale. Sono cose che si notano subito. Fatta questa premessa iniziale, ci accomodiamo, nonostante la mia curiosità mi porti a voler girovagare per le stanze e osservare ogni più piccolo dettaglio. Siamo nelle sala rossa, alle spalle la famosa sala privata di Enzo Ferrari e davanti gli annuari alle pareti.
Iniziamo a scegliere dal menù, stavolta siamo in 3, quindi abbiamo la possibilità di assaggiare più cose… Perfetto!
Ordiniamo ma prima di ricevere le prime portate ci viene omaggiato un’entrèe particolare, un erbazzone a modi “biscotto“, un finger food composto da erbe aromatiche su cialda di Parmigiano Reggiano. Una rivisitazione dove primeggia la croccantezza e la sapidità della cialda di parmigiano, buonissima!
Ma ecco che ancora in fase contemplazione arrivano i due antipasti,
un classico gnocco fritto e salumi e una particolare frittata al Parmigiano Reggiano 36 mesi, cipolla e aceto balsamico tradizionale “Villa Manodori”. Gnocco ben fritto, non unto e dalla consistenza morbidissima.
Si passa poi ai primi,
per me una classica portata modenese (ma mai assaggiata): Rosette cotte nel forno a legna con sfoglia di pasta fresca con prosciutto cotto, tosone e spuma di besciamella, mentre per i miei accompagnatori Spaghettoni cipolla e tartufo nero con crema di cipollotti affumicati, scorza di tartufo nero e colatura di alici e Timballo di riso con Spalla di San Secondo, spugnole e salsa Royale. Quest’ultima portata vince a mani basse sulle altre due.
La rosetta presenta una Pastasfoglia leggera, con ripieno saporito e corposo, mentre lo Spaghettone a mio avviso tende ad avere la crema di cipollati che sovrasta il gusto del tartufo. Come detto la rivelazione è Il Timballo. Un piatto che richiama il più famoso Salvarin di Riso dei Cantarelli. Ottima, dai sapori contrastanti ma a scalare. Da subito la morbidezza e la cremosità del risotto mantecato con tartufo nascosto dalla spalla cotta lascia spazio a gusti piu intensi, come la ferrosità del foie gras e la spugnola sul fondo. La mantecatura del risotto poi è una goduria.
Per i secondi invece scegliamo una portata di carne e una di pesce: Cotechino alla Rossini con foie gras, pan brioche, marasche e tartufo nero e Baccalà con salsa verde, aceto di fichi affumicati ed erbe aromatiche.
Inizio dicendo che mi sono letteralmente innamorato del baccalà. Consistenza croccante all’esterno e mantecatura morbida all’interno. Una rivisitazione del baccalà in pastella ma in chiave moderna. Importante è il ruolo delle salse sul fondo che donano equilibrio e leggerezza al palato. Per quanto riguarda il Cotechino, rimane sempre un piatto importante, senza essere pesante, in un gioco di consistenze con alla base il pan brioche, dove la salsa alle marasche con le propria acidità e dolcezza cerca di contrastare la sapidità e sgrassare il piatto. Le scaglie di tartufo abbelliscono il piatto ma non lo insaporiscono.
Concluse le portate principali prima di passare alla scelta dei dessert ci gustiamo un pre-dessert a base di Sorbetto alla pesca con salsa di albicocche fermentate e lamponi secchi, ottimo per pulire e rinfrescare.
Quindi lasciamo spazio alla golosità ordinando, Paciugo di mascarpone, caffè e cacao e una Zuppa inglese. Posso affermare con certezza, che non essendone un’amante, questa Zuppa inglese è la più buona mai assaggiata. Questa versione monodose stile “torretta“, viene completata al tavolo con la salsa acida di fondo che serve a contrastare la dolcezza complessiva del sontuoso cioccolato. In bocca si rimane colpiti anche dalla morbidezza del pan di spagna che va a braccetto con la delicata crema pasticciera. Infine la quasi assenza del tipico liquore alchermes, a mio avviso, porta questo dessert ad essere apprezzato maggiormente anche da chi non ama i gusti troppo forti.
Si finisce poi in bellezza con un caffè accompagnato da piccoli assaggi della vera Torta Barozzi! Buonissima.
Che dire quindi… Oltre alla bellezza del locale, si rimane piacevolmente contenti della cucina, dove primeggia la classicità emiliana, la tradizione italiana fatta di cose semplici ma preparate molto bene, come il cotechino o la pastasfoglia che la fa sempre da padrona.
La classica cucina che ricorda casa ma all’ennesima potenza. Quindi non resta che provare, sia che ci si trovi a tifare Ferrari o solo per voler mangiar bene.